di Roberto Cavallo

Ogni italiano produce in media 500 kg di rifiuti urbani all’anno, un po’ meno della media europea dei vecchi 15 Stati che hanno contribuito all’espansione dell’Unione Europea, quelli un po’ più industrializzati, e un po’ di più della media dei 27, che coinvolge anche gli Stati dell’Est Europeo, che producono meno rifiuti.

Si tratta di un dato in crescita costante. Attorno agli anni ‘70, la produzione era circa la metà, per non parlare della generazione dei nostri nonni che hanno vissuto le guerre mondiali, in cui la produzione era attorno ai 200 kg o poco meno per abitante all’anno. C’è un secondo dato molto importante: cambia la composizione della pattumiera. Quindi da un lato la pattumiera ingrassa dall’altro cambia.

Una sorta di involucro che ci protegge e ci isola perché non vogliamo sapere nulla dei nostri rifiuti. Invece, dobbiamo cambiare questo paradigma, mettere a dieta la nostra pattumiera e capire cosa c’è dentro, per differenziare i singoli flussi e garantire un buon riciclo. Considerate che un buon riciclo funziona se c’è una buona raccolta differenziata, come un buon vino si fa se c’è una buona uva. Se vogliamo ottenere della nuova carta dobbiamo avere della buona carta, se vogliamo del buon acciaio, del buon alluminio, dobbiamo separare bene i metalli e così via…un buon compost da utilizzare in agricoltura, ci vuole una buona raccolta differenziata.

Entriamo nella nostra pattumiera: di questi 500 kg circa 150 kg sono rifiuti biodegradabili compostabili, scarti di nostre mense, giardini o orti. Sono scarti che sono facilmente trattabili, biodegradabili compostabili e possono essere avviati a un processo industriale di compostaggio, oppure compostati a casa. Quindi separarli bene: mettere la buccia di banana, la buccia di arancia, la buccia delle patate, gli scarti e gli avanzi dei nostri piatti, fiori recisi o anche più modernamente tutti quegli imballaggi biodegradabili compostabili in Bio plastica o in carta. Facciamo attenzione che ci sia il loghino “Ok compost” o “biodegradabile compostabile”. Possono essere messi nella raccolta differenziata dell’umido: nelle vostre città probabilmente c’è il tradizionale contenitore marrone, a casa vostra probabilmente avete una piccola pattumiera traforata, perché lasci che si perda l’umidità, lascia traspirare il materiale così che non puzzi. Questo materiale viene avviato a impianti industriali di compostaggio: in alcuni casi gli impianti industriali di compostaggio sono preceduti da una sezione industriale di digestione anaerobica: è un processo industriale che fa fermentare questo materiale senza ossigeno, da cui si può estrarre un Bio gas, un gas a prevalente composizione metanigena, cioè con del metano, esattamente com’è il metano che sta sotto terra, con un atomo di carbonio e quattro di idrogeno, che però è prodotto da dei microrganismi. 

Questo biogas può essere depurato distillato per ottenere il Bio metano. Ma il processo che ci interessa è quello che avviene dopo. La matrice organica (proteine lignina ramidi) viene degradata a molecole più semplici fino a formare un terriccio. Se la raccolta differenziata è fatta bene, quindi senza metalli e senza plastiche, il terriccio sarà di buona qualità e può essere utilizzato in agricoltura biologica. Intanto abbiamo fatto il 30-33% di raccolta indifferenziata e di riciclo. 

Un quarto della nostra pattumiera in peso è carta e cartone. Oggi, soprattutto dallo scoppio della pandemia, è aumentato l’utilizzo di imballaggi in cartoncino per il così detto delivery. Quel cartoncino è al 90% fibra riciclata e riciclabile, e quindi vi invito a fare bene la raccolta differenziata della carta. 

Facciamo, però, attenzione a non commettere alcuni errori: non mettere gli scontrini fiscali perché è carta chimica, né le carte oleate paraffinate o le carte con molta plastica, o le carte vetrate o sporche. Ad esempio, il cartone della pizza va nella carta a patto che non abbia dei pezzi di mozzarella e di pomodoro attaccati, in quel caso strappate la parte sporca, la potete sminuzzare e mettere nella raccolta dell’umido perché ovviamente biodegradabile.

Abbiamo poi la grande famiglia delle plastiche: sono tantissimi tipi, moltissimi polimeri…possiamo mettere nella raccolta differenziata gli imballaggi in plastica: gli imballaggi sono quelli che contengono qualche cosa. Per cui quando andiamo ad acquistare il detersivo o delle bevande o delle arance all’interno di una retina, uno yogurt, ogni pezzo di plastica che li conteneva può essere messo nella raccolta differenziata delle plastiche.

Gli oggetti in plastica invece no, quelli possono essere portati ai centri comunali di raccolta separata, dedicata agli oggetti più ingombranti in plastica. Abbiamo poi il vetro, il materiale più antico che differenziamo ormai dagli anni ‘80, quando le vetrerie stesse venivano nelle città a porre delle campane per intercettare il vetro.

Mettere bene il vetro nelle campane della raccolta differenziata porta a porta, significa far risparmiare energia, perché partire dal rottame serve molta meno energia che non partire dalla silice della sabbia, e risparmiare acqua vuol dire risparmiare materie. La sabbia ci sembra infinita, ma in realtà ormai nel mondo c’è addirittura della speculazione dell’andare a depredare intere spiagge per prendere la sabbia; quindi, pensate quanto bene facciamo anche quando facciamo la cosa differenziata del vetro, che è tra l’8 e il 10%. Poi, andando scemando come percentuale, abbiamo il metallo, l’alluminio e l’acciaio, non ferrosi e ferrosi. Stiamo parlando di pochi punti percentuali tra l’1 e il 3%, però sono estremamente importanti perché noi in Italia non abbiamo più miniere attive di ferro e di bauxite, cioè il minerale originario per produrli. 

La lattina o la latta che mettiamo nella raccolta differenziata dei metalli (a volte nelle nostre città vanno con il vetro, altre volte sono con le plastiche, altre volte sono da soli), va in fonderia e si ottengono nuovi manufatti. Pensate che le moke e le macchinette per il caffè sono fatte in alluminio riciclato, come moltissime biciclette. L’acciaio è il materiale più riciclato al mondo: 40.000 t ogni secondo. Ci sono poi nuove raccolte differenziate: i rifiuti da apparecchiature elettriche elettroniche, che sono sempre di più e ne produciamo sempre di più, ma vivono sempre meno, e che contengono materiali molto preziosi. Questi rifiuti vengono disassemblati, si recuperano le materie di cui sono costituiti, alluminio, acciaio, ferro, plastica e vetro, ma anche i materiali preziosi o le cosiddette terre rare. 

Dal 1° gennaio 2022 poi in Italia è obbligatoria la raccolta differenziata dei tessili, come vestiti, lenzuola, tendaggi e tutto ciò che è tessuto. In questo, abbiamo anticipato l’Europa.

E chiudiamo con una famiglia particolare, quella degli olii esausti. Ci sono olii minerali e olii vegetali, ecco mi raccomando dell’olio minerale normalmente, così come gli pneumatici, se ne devono occupare i professionisti. L’olio vegetale, quello che usiamo per condire e per friggere, non buttatelo nel lavandino perché 1 l di olio vegetale esausto può contaminare fino a 10 grandi piscine olimpioniche, può bloccare un depuratore, perché crea quella pellicola che galleggia sull’acqua e i microrganismi responsabili della degradazione della sostanza organica non riescono più a lavorare.