Littering: piccoli rifiuti per l’uomo, grandi danni per l’ambiente

 

Gomme da masticare, mozziconi di sigarette, involucri degli snack, lattine e bottiglie. In una parola: litter, rifiuti di piccole dimensioni che, gettati in terra in modo improprio e illegale, danno origine a un fenomeno in crescita, difficile da arginare, che mette a rischio la sostenibilità ambientale e compromette la qualità della vita e il senso di sicurezza negli spazi pubblici. Gli inglesi lo chiamano littering. Un corrispettivo italiano del termine non esiste. Eppure, l’incivile abitudine che esso sottende, nel nostro Paese, è dilagante.

Un’indagine recente elaborata dall’Associazione Internazionale per la Comunicazione Ambientale (AICA), sulla base di una ricerca universitaria condotta dall’Università degli Studi di Torino, ha indagato il profilo sociologico del litterer italiano. Dallo studio è emerso che l’attitudine ad abbandonare rifiuti in strada è maggiore nelle aree antistanti gelaterie e tabaccherie, istituti scolastici, università e stazioni ferroviarie, così come nelle aree periferiche o nei raduni all’aperto. Lo studio, inoltre, ha evidenziato una maggiore propensione femminile (69,4 %) nel mettere in atto comportamenti virtuosi – e quindi non litterer – rispetto gli uomini (60 %).

La fascia d’età più propensa al littering, invece, è quella compresa tra i 20 e i 24 anni. Il rifiuto più disperso nell’ambiente, le sigarette: su 100 fumatori osservati, più di 70 hanno abbandonato il mozzicone per terra senza avvalersi di posaceneri o bidoni, dimostrando così come quest’abitudine sia diffusamente tollerata e giustificata anche tra chi, in linea generale, giudica il littering un fenomeno grave sia dal punto di vista ambientale che civico.

Le ripercussioni, in effetti, sono assai pesanti: inquinamento, degrado e danno estetico, effetti negativi sulla qualità della vita, nonché elevati costi diretti di igiene urbana.

Eppure, le sanzioni ci sono. Per chi abbandona un rifiuto di piccolissime dimensioni come “scontrini, fazzoletti di carta e gomme da masticare sul suolo, nelle acque, nelle caditoie e negli scarichi” le multe vanno dai 30 ai 150 euro. Ma se si tratta di prodotti da fumo, come i comuni mozziconi di sigaretta, possono perfino raddoppiare. Ogni anno, infatti, vengono abbandonati circa 72 mld di mozziconi in strada o sulle spiagge. Le concentrazioni di nicotina, catrame e diacetato di cellulosa che ne derivano sono elevatissime.

Al fenomeno del littering si lega, poi, quello del marine littering che – ricorda Legambiente – è “tra i nemici principali della biodiversità insieme all’inquinamento e ai cambiamenti climatici”. Per tutte queste ragioni, oggi, il marine littering è diventato una priorità da arginare in tutto il mondo. Il processo di smaltimento dei rifiuti, infatti, è molto più lento in mare che sul suolo: qui i tempi di degradazione vanno dai 450 ai 1.000 anni e gli scarti concorrono a formare le ormai note isole di plastica, accumuli di spazzatura galleggianti immensi e nocivi.

Esprimere il proprio impegno in favore di una città pulita o un mare meno inquinato è gioco facile. Smaltire i propri rifiuti in modo corretto e vigilare affinché il loro smaltimento avvenga nel rispetto delle norme di tutela è tutt’altro. Quel che è certo è che il fenomeno del littering presenta una serie di concause riconducibili a politiche di gestione dei rifiuti inefficaci ma anche a un’inadeguata educazione ambientale, che produce stili di vita poco ecocompatibili e scarso rispetto della natura.

La corresponsabilità è di noi cittadini e delle autorità pubbliche. E solo lavorando insieme sarà possibile spezzare questo circolo che di virtuoso ha ben poco e che ci allontana sempre di più dall’inseguimento di un’economia – veramente – circolare. Giorno dopo giorno, rifiuto dopo rifiuto.