Droni sopra l’Amazzonia, contro deforestazione e bracconaggio

La tribù indigena dell’Amazzonia Uru-Eu-Wau-Wau ricorre alla tecnologia per difendere il territorio e la biodiversità 

 

Tecnologici droni stanno sorvolando il territorio dell’Amazzonia. Non si tratta di un videogame o di un attacco, ma di un innovativo sistema per difendere l’area dalle minacce di deforestazione incontrollata e bracconaggio ai danni dei moltissimi animali che vi abitano, alcuni dei quali attualmente a rischio d’estinzione.

A pilotare questi sistemi di controllo volanti è la tribù Uru-Eu-Wau-Wau, una popolazione indigena del Brasile, conosciuta anche con il nome di “popolo dell’Aquila Arpia”, composta oggi da circa 300 persone.

Il loro obiettivo è tutelare la sopravvivenza della biodiversità che popola la foresta dell’Amazzonia e i territori limitrofi, minacciate dall’agricoltura, dall’allevamento di bestiame, ma, soprattutto dal disboscamento, dal bracconaggio e dall’estrazione di minerali dal sottosuolo.

Comportamenti scellerati che rischiano di compromettere la sopravvivenza di migliaia di specie viventi, compresa quella umana. La costante riduzione della superficie della foresta pluviale amazzonica (la più vasta al mondo) a causa di incendi – spesso dolosi – e deforestazione, ha come conseguenza la riduzione dell’assorbimento di carbonio critico, contribuendo ad aggravare la crisi climatica.

L’area è, inoltre, da anni presa di mira dai bracconieri. I giaguari, cacciati per le loro bellissime pelli, erano a forte rischio di estinzione fino a quando, nel 1975, il commercio internazionale della specie è stato vietato. Purtroppo, però, il divieto non ha fermato alcuni cacciatori, che hanno continuato ad uccidere, riducendo di circa un quarto di esemplari l’intera popolazione in appena tre generazioni.

Quando uccidono un giaguaro è come se uccidessero uno di noi. Noi non li uccidiamo, noi ammiriamo la loro bellezza nell’habitat naturale”.

Con queste parole il coordinatore dell’Associazione dei popoli indigeni Uru-eu-wau-wau, Bitaté Uru-eu-wau-wau, appena 20 anni, ha spiegato al giornale The Independent cosa li abbia portati a compiere la scelta di ricorrere ai droni.