Crochet, sostenibilità e tradizione – intervista a Maria Mirt, finalista del contest #roadtogreen 2021
In questo incontro con la finalista del contest dedicato alla sostenibilità, l’uncinetto è lo strumento ideale per sostituire i sacchetti di plastica
In conclusione del G20 sulla questione ecologica, tutti noi, in quanto abitanti del mondo, siamo chiamati a prendere una decisione netta e irremovibile; di fronte all’innalzamento dei mari, all’aumento dei fenomeni climatici estremi e dei gas serra, è necessario rivoluzionare il nostro stile di vita per evitare tragiche conseguenze. Ognuno di noi è chiamato a muovere piccoli ma fondamentali passi, affinché il mondo possa liberarsi dell’inquinamento. Infatti, una delle tracce più dannose che l’uomo lascia nella natura sono le microplastiche, che si disperdono negli oceani e nella terra a causa di uno smaltimento errato o assente di questi materiali; ciò causa non solo un danneggiamento del fragile ecosistema terrestre, ma anche un potenziale pericolo per la nostra salute – d’altronde è stata riscontrata la presenza delle microplastiche nella placenta umana.
Il progetto di Maria Mirt interviene direttamente nella vita quotidiana, sostituendo le buste di plastiche utilizzate per la spesa con delle borse all’uncinetto; questo approccio esprime un nuovo interesse nell’artigianato che è stato riscoperto durante le restrizioni da Covid-19, aiutando le persone a riscoprire un mondo più lento e consapevole. Inoltre, l’uso del cotone organico e l’approccio manuale sono il binomio che caratterizza una moda ecologia e attiva: da un lato risponde alle esigenze delle persone di indossare qualcosa di bello, dall’altra soddisfa l’esigenza di salvaguardare l’equilibrio del nostro pianeta attraverso qualcosa di utile. Abbandonando materiali dannosi, si risponde in modo autentico all’emergenza che stiamo vivendo, costruendo un senso di responsabilità nel mondo in cui viviamo senza scendere a compromessi nel nome dell’apparenza.
Intervista a Maria Mirt
Sono nata in Romania l’11 maggio 1991. Dal 2005 vivo in Italia. Mi sono diplomata nel 2011 in Tecnico dei Servizi Turistci. Il 2018 ho pubblicato un libro con l’editore Corrado Tedeschi dal titolo Il mio mondo colorato all’uncinetto. Sempre nel 2018 sono diventato designer con copyright internazionale in 172 nazioni. Attualmente studio nell’Accademia del Lusso.
Il Suo progetto vuole risolvere il problema delle buste di plastica usate per la spesa. Cosa significa perciò sostenibilità nella vita quotidiana?
I sacchetti di plastica sono un grosso problema in tutto il mondo e si sono fatti strada sempre di più
nella nostra vita. Come ben sappiamo, la plastica dai 450 ai 600 anni per decomporsi. Ed è probabile che non si degrada del tutto ma semplicemente si scomponga in microplastiche che diventano parte del suolo o delle acque. Il mio progetto nasce per sostituire le buste della spesa, che è un’attività quotidiana con un tocco di stile, dal momento che noi donne usufruiamo delle borse.
L’uncinetto è una tecnica manuale che è stata riscoperta nei periodi di restrizione da Covid-19. Lei si è sempre dedicata a questa attività o ha riscoperto il piacere della maglia solo recentemente?
La mia passione per l’uncinetto nasce undici anni fa. Tutto è nato quando andavo al liceo: le mie coetanee venivano a scuola indossando magari borse firmate tutte uguali. Al contrario io desideravo l’originalità, anche perché non potevo permettermi oggetti costosi. Mi misi in testa che dovevo assolutamente essere diversa, in qualche modo inimitabile. Da quel momento non mi sono più fermata, avevo deciso che avrei creato un mio stile; così, oggi posso creare tutto ciò che voglio: borse, scarpe e abbigliamento. Inizialmente venivo presa in giro, mi consideravano all’antica; spesso si pensa che a quest’arte possano dedicarsi solo persone di una certa età. A me sinceramente non interessava il loro giudizio, anzi il senso antico che attribuivano all’uncinetto dava più importanza al mio lavoro. Oggi il lavoro artigianale è diventato di moda, ma per me lo sarà sempre. Se ci pensiamo bene, un lavoro fatto a mano si può sempre disfare e riutilizzare per un uso futuro.

Maria Mirt
Perché ha puntato sul cotone organico?
Ho puntato sul fair cotton, perché è rispettoso dell’ambiente e libero dalle sostanze tossiche. È un cotone perfetto per qualsiasi cosa, idoneo alla realizzazione di giacche e vestiti per neonati. Uso molto la gamma KATIA, in quanto è una delle ditte a me più care: sono sempre alla ricerca di filati che sostengono l’ambiente, come RE_TAPE sul riciclo di materiali plastici, filati riciclati dei jeans, filati prodotti naturali come alghe marine.
Perché ha scelto di partecipare al contest #roadtogreen?
Ho scelto di partecipare al contest #roadtogreen perché il mio moto di vita è: Non si vive per sempre, ma si deve lasciar un qualcosa che viva per noi. Perciò, il mio obiettivo è quello di tramandare l’arte dell’uncinetto; lo sto già insegnando per le signore che hanno già dimestichezza – sono già tantissime – per stimolare la voglia di creare e non perdersi nel consumismo attuale. Cerco soprattutto di far capire l’importanza che ha quest’arte dal punto di vista della creazione e del riutilizzo di vecchi materiali. Certo, l’idea principale è l’insegnamento dell’uncinetto nelle scuole, a cominciare dai più piccoli, perché secondo me costituisce la base per un futuro migliore. E più persone daranno il proprio contributo più riusciremo a vivere in un ambiente pulito e salutare per tutti noi. Scriverei un altro libro per quanto sia euforica e vitale quest’arte. Oggi è di tendenza, ma il domani dipende da noi. Io nel mio piccolo ci sarò.
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