Olivia Spinelli, Coordinatrice e Creative Director IED Moda Milano, è stata la curatrice della mostra Up Upcylicng Project tenutasi al Castello di Belgioioso dal 14 al 17 ottobre, in occasione del Next Vintage 22

Ospite della puntata di martedì 25 ottobre a RID 96.8, Olivia Spinelli: Coordinatrice e Creative Director IED Moda Milano.

In occasione della nuova Edizione del Next Vintage, Olivia Spinelli ha curato la mostra “Up Upcylicng Project”: un vero e proprio upcycling di abiti, che HUMANA People to People Italia ha raccolto e donato a 12 giovani Designer IED Milano al fine di creare nuovi abiti da cerimonia.

Insieme a Olivia Spinelli, a “Sempre più in forma green” abbiamo ascoltato le idee di due dei designer che vi hanno partecipato: Francesco D’Alto e Gaia Ceglie.

Olivia Spinelli

Olivia Spinelli

Ciao Olivia, parlaci meglio di questo progetto.

Si. Up Upcylicng Project è nato in collaborazione con HUMANA People to People ed alcuni dei nostri vecchi studenti e studentesse IED, quindi dei gioviani Designer. Hanno lavorato su capi da cerimonia e da sposa: scomponendo vecchi abiti ne sono usciti 12 nuovi, pezzi unici, molto belli e personali. Ogni designer ha raccontato la sua storia ed il suo stile. La cosa importante è che erano capi esistenti, con una loro storia passata.

HUMANA da sempre si impegna nel settore del riuso.

Loro ci avevamo messo a disposizione 54 abiti, molti di questi non sono stati usati e per questo rientreranno nel circuito di Humana, potranno essere nuovamente acquistati.

C’è stato un abito che ti ha stupito più degli altri?

Onestamente no, erano tutti davvero interessanti perché unici. È stato bello conoscere il motivo che si celava dietro a quell’abito, quale era il suo racconto.

Questo è quello che cattura l’attenzione del compratore: gli abiti unici hanno questa caratteristica di portare una storia, a differenza del fast fashion.

Esatto si. Qua si parla di abiti con una vita passata, quindi ancora più ricca.

Per i ragazzi è stato proprio un test, direi passato alla grande.

Voglio parlare adesso con due dei 12 designer che hanno partecipato a questo progetto.

Un saluto a Francesco D’Alto. Tu sei un neodiplomato IED in Fashion Design. Il tuo abito è molto particolare; ti sei ispirato alle parti interne dell’abito, giusto?

Francesco D’Alto

Abito F. D’Alto

 

Si esatto, volevo portare alla luce tutte le parti interne dell’abito che nel caso di quelli da sposa spesso sono sommerse da tanto altro. Ho diviso l’abito in due parti: la prima più voluminosa, e ricca di tulle, mentre la seconda molto più minimal, con un tubino. Mi ha incuriosito molto avere un abito già fatto e costruirne un altro.

Preferisci avere un vestito già fatto oppure un pezzo di stoffa per crearne uno nuovo?

Sono due cose diverse. Partendo da un abito si ha già un’idea di volumi, con il pezzo di tessuto parte tutto dalla nostra mente. 

Credi che ci sia la possibilità di realizzare sempre più abiti partendo da alcuni già utilizzati?

Si senza dubbio, me lo auguro.

Terzo ospite, e seconda designer IED, Gaia Ceglie, studentessa diplomanda IED in Fashion Design.

Ciao Gaia, qual è stato l’abito che hai utilizzato e in cosa lo hai trasformato?

Gaia Ceglie

Abito Gaia Ceglie

Io ho utilizzato tre abiti di HUMANA, li ho decostruiti prendendo la fodera dell’abito, quindi quello più nascosto e di qualità migliore. Ho realizzato un mino abito adatto a tutte le situazioni ed accostando forme più rigide a quelle più morbide ho donato ad esso un’aria fiabesca.

Ti sei divertita nel creare un nuovo abito partendo da uno già fatto?

Non è stato facile, perché ti devi adattare e sfruttare il metraggio che hai a disposizione, ma è stata un’esperienza bellissima e penso che questo modo di creare vestiti debba essere conosciuto sempre di più.

 

Grazie a Olivia, Francesco e Gaia per aver fatto capire come sia possibile creare abiti nuovi partendo da alcuni già esistenti. Un modo creativo per sostenere l’ambiente e immettere innovazione nell’ambito della moda.