In Kuwait brucia una montagna di 7 milioni di pneumatici

In fiamme il più grande cimitero di pneumatici del mondo, dal quale si alza una nube di fumo nero, denso e tossico.

 

Questa sembra essere un’estate segnata dagli incendi. Dopo il Sud Italia e la Grecia, è stata la volta del Kuwait, dove un incendio ha colpito il più grande cimitero di pneumatici del mondo, allestito a Sulaibiya, nella regione desertica in cui si trova la città di Al Jahra.

 

Oltre 7 milioni di vecchi copertoni abbandonati che, raggiunti dalle fiamme, hanno fatto alzare una nube di fumo nero, denso e tossico. Una minaccia per la qualità dell’aria e per l’ambiente, poiché gli pneumatici bruciando rilasciano oltre alla CO2 anche massicce quantità di metalli pesanti, che sono dei gravi contaminanti per il terreno e la vegetazione. Inoltre, le diossine cancerogene rilasciate dalla combustione degli pneumatici se inalate possono portare a  sviluppare diverse patologie respiratorie, anche gravi.

 

Fortunatamente, il vento di quei giorni ha diretto questa enorme nube tossica in direzione del Golfo Persico, e non verso le zone abitate, risparmiando la popolazione locale.

 

 

La città di Al Jahra si trova in una delle aree più calde del mondo. A luglio la colonnina del termometro ha segnato addirittura 53,6 °C. Si tratta della temperatura più alta mai rilevata in tutta l’Asia, la terza più alta della storia a livello mondiale.

 

Molti ambientalisti ed esperti hanno sollevato non poche perplessità circa la scelta di realizzare un simile deposito in un’area in cui vengono raggiunte delle temperature simili, che già in passato avevano provocato incendi. Purtroppo, però, la scelta, dettata da ragioni economiche e politiche, non è stata modificata.

 

In Kuwait brucia una montagna di 7 milioni di pneumatici

 

Pneumatici e inquinamento: quello che c’è da sapere

 

Gli pneumatici sono qualcosa di molto inquinante. Non parliamo solo della questione del loro smaltimento, ma anche dell’impatto ambientale che hanno durante il loro utilizzo. L’impatto complessivo sull’ambiente sembra sia addirittura 1.000 volte peggiore di quello del motore del veicolo che li monta.

 

Mentre si consumano, infatti, questi immettono nell’aria dei piccolissimi frammenti della gomma di cui sono composti. Queste particelle sono dette polvere di pneumatico o particolato (PM) e contengono idrocarburi poliaromatici (IPA) che si disperdono nell’aria sotto forma di vapori tossici e potenzialmente cancerogeni.

 

Fino agli anni ’80 circa si credeva che non potessero essere inalati. Oggi recenti studi hanno dimostrato che il 60% di queste particelle può entrare nei polmoni.

 

Questo è uno dei motivi per cui sentiamo spesso appelli a lasciare in garage l’auto, preferendo alternative più sostenibili. Più volte avete lette l’appello anche sulle pagine di Road to green 2020 e sui nostri social.

 

In Kuwait brucia una montagna di 7 milioni di pneumatici

 

La ricerca sta facendo dei passi in avanti verso soluzioni a minore impatto. Michelin sta lavorando a Vision, un progetto che potrebbe risolvere il problema. L’obiettivo è quello di realizzare degli penumatici stampati in 3D utilizzando materiale organico e ricaricabile, senza aria e 100% sostenibile.

 

I copertoni del futuro saranno fatti di una gomma ottenuta da trucioli di legno, paglia, zucchero, residui zuccherini e bucce d’arancia. Il tutto proveniente da agricolture biologiche e sostenibili.

 

Una prospettiva allettante, che potrebbe fare la differenza nella lotta all’inquinamento e ai cambiamenti climatici.