Gli studenti dell’Istituto Piaget-Diaz incontrano Marina Condoleo
L’avvocato Marina Condoleo ha incontrato i ragazzi dell’Istituto Piaget-Diaz per una lezione di educazione civica in cui ha spiegato il concetto di reato, di responsabilità penale e come si svolge un processo.
La responsabilità penale è personale. Esistono reati che vengono commessi con azioni (ad esempio un furto) o per omissione (come l’omissione di soccorso).
Per comprendere meglio il concetto di reato e il corso della giustizia quando vengono commessi questi atti, Marina ha fatto degli esempi partendo da serie TV come Romanzo Criminale, che racconta la storia della Banda della Magliana.
Chi sono i protagonisti del processo:
Giudice: deve giudicare senza preconcetti, in modo equo ed imparziale
PM: porta avanti l’azione penale, chiede condanna o assoluzione
Avvocato: tutela l’imputato e il suo diritto costituzionale alla difesa
Testimoni: coloro che hanno assistito al reato.
Chi viene colto in flagranza di reato, deve essere fermato e avere la convalida del fermo entro 48 ore.
Il processo si svolge a seconda delle scelte dell’imputato, che può optare per riti alternativi e abbreviati. Per alcuni reati questo comporta la riduzione di 1/3 della pena. Ci sono però reati più gravi, o aggravanti, che non consentono di beneficiare di questa riduzione. Un esempio è il caso di Giulia Cecchettin nel quale all’assassino viene contestata la premeditazione come aggravante.
Esistono diverse tipologie di detenzione:
41 bis o carcere duro: riservato esclusivamente ai condannati per mafia. È vietato qualsiasi contatto con il mondo esterno, niente giornali, niente telegiornali e neanche libri. Questo perché anche i libri venivano usati per veicolare messaggi. I colloqui con i parenti sono videoregistrati e detenuto e visitatore sono separati da un vetro spesso.
Carcere protetto: riservato ai collaboratori di giustizia, stupratori e assassini di donne e bambini. Questo perché la popolazione carceraria non accetta questo tipo di reati, e punisce chi li compie. Fino ad un po’ di tempo fa erano sezioni all’interno di carceri ordinarie, ma negli ultimi anni questi reati sono aumentati notevolmente, ed oggi esistono carceri dedicate interamente a questo tipo di detenzione.
Testimoni, persone informate dei fatti e collaboratori di giustizia non sono la stessa cosa.
Per spiegare la cosa, Marina ha portato l’esempio del caso di Emanuela Orlandi e delle dichiarazioni di Sabrina Minardi. Lei non è collaboratrice di giustizia, perché non ha preso parte al reato.
Sono collaboratrici, ad esempio, le mogli pentite di mafiosi. Loro percepiscono stipendi per il loro servizio, ricevono una nuova identità, una casa e una nuova vita, senza più possibilità di aver contatti con la vita precedente.
Chi esegue l’arresto è l’agente operante, ed è il più alto in grado, e sarà colui che farà la narrazione del fatto in sede processuale davanti al giudice.
Una volta che ha terminato la sua relazione, PM e avvocato possono iniziare a fare le domande.
Le prove sulla scena del crimine vengono raccolte dai RIS dei carabinieri o dalla polizia scientifica.
La teoria alla base è che chiunque entri in un ambiente lascia qualcosa di sé e porta via qualcosa dell’ambiente. Dopo aver circoscritto l’area in cui si è svolto il reato, vengono raccolte le impronte delle scarpe e quelle digitali, ed ogni altra traccia organica e non.
È stato, infine, simulato un processo. Quattro ragazze erano i giudici, poi c’era il PM, l’avvocato, i due imputati colti mentre spacciavano, la persona che acquistava e i due carabinieri che avevano eseguito l’arresto.
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