Trasformare abiti usati anche in posti di lavoro: il Protocollo d’intesa di CONAU e CONNECT GL Friperie
Lo scorso Novembre, CONAU (Associazione italiana delle aziende della raccolta e valorizzazione della frazione tessile dei rifiuti urbani cadente a FISA UNICIRCULAR) e l’Associazione tunisina CONNECT GL Friperie, durante Ecomondo 2018 (Rimini) hanno siglato un Protocollo d’intesa, alla presenza di UNIDO (Organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale), il cui scopo è valutare le ricadute occupazionali in Tunisia al fine di valorizzare la gestione integrata tra i sistemi Italo-Tunisini di economia circolare della filiera del fine vita dell’abbigliamento usato (frazione tessile dei rifiuti urbani).
I due presidenti, mediante la loro firma, si sono impegnati a rendere trasparente e tacciabile la commercializzazione di questi prodotti a fine vita tra l’Italia e la Tunisia. Oltre al beneficio che ne trarrà l’ambiente, anche quello economico e non da meno, la possibilità di nuovi posti di lavoro.
Secondo recenti dati raccolti dal Consorzio Nazionale Abiti e Accessori Usati, il settore della Circular economy ha adesso raggiunto un equilibrio: è stato stimato che in Italia, ogni anno, vengono raccolte circa 150.000 tonnellate di abbigliamento usato, che sottratte allo smaltimento, garantiscono almeno 1000 posti di lavoro. Una parte della materiale tessile raccolto viene lavorato in aziende italiane, l’altra parte venduta in paesi come la Tunisia, in questo caso.
Garantito il riuso del 50% si suddetto materiale. La parte restante verrà, invece, utilizzata per ottenere pezzate per la pulizia industriale o materiali isolanti e fonoassorbenti per l’automotive.
Il comparto tunisino è composto da cinquanta aziende, che possono contare 150.000 tonnellate l’anno di materiale, dando occupazione ad oltre 4000 addetti.
Nelle parole di Andrea Fluttero, Presidente CONAU: “Il nuovo pacchetto di Direttive europee sull’Economia Circolare prevede che entro il 2025 in tutti i Paesi europei si raccolga separatamente la frazione tessile dei rifiuti domestici. Questo obbligo aumenterà la quantità di abbigliamento usato raccolto in Europa e creerà nuove opportunità di lavoro ma anche problemi di collocazione dei maggiori quantitativi raccolti, in rapporto ai mercati di sbocco esistenti. In prospettiva di questo scenario, questo accordo consolida e rafforza l’integrazione di filiera tra la parte italiana di raccolta e preparazione e quella tunisina di selezione finalizzata a riuso e riciclo e si pone l’obiettivo di garantire trasparenza, far crescere dal punto di vista tecnologico e sviluppare le attività e l’occupazione nelle aziende italiane e tunisine del settore.”.
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