Ciò che è stato si rigenera: la bio plastica dai rifiuti organici

 

Emergenza Plastica: il dibattito è accesso, ma le soluzioni non tardano ad arrivare. Oggi vi parliamo di una plastica completamente biodegradabile, proveniente dai rifiuti organici come gli scarti alimentari, carta, cartone e sottoprodotti agricoli.

Gli ideatori di questo materiale rivoluzionario, chiamato PHA (polihydroxyalkanoate) sono i gemelli californiani Jeff e Dane Anderson. Mari meno inquinati: secondo i due fratelli, anche qualora la bio plastica da rifiuti organici finisse in mare, non avrebbe alcun effetto tossico. Anzi, può diventare cibo per i pesci e si degrada nel suolo. I fratelli Anderson hanno fondato la società Full Cycle Bioplastics, con una nuova tecnologia che trasforma i rifiuti organici in PHA, mediante alcuni tipi di batteri.

Lo step immediatamente successivo, prevede che il materiale venga lavorato sotto forma di resina prima di essere pronto per l’uso. Dichiarano i gemelli: “La PHA commercialmente disponibile è attualmente ottenuta da mangimi a base di colture, come lo zucchero alimentare o l’olio di semi. Il processo non è basato su OGM e fin dall’inizio rispetta l’ambiente, utilizzando come materia prima i rifiuti alimentari. Può anche utilizzare i prodotti PHA stessi a fine vita come materiale di base per la produzione di PHA vergine, un vero sistema a circuito chiuso”.

La PHA potrebbe sostituire a tutti gli effetti la plastica ed essere impiegata per sacchetti, contenitori, flaconi di shampoo, bottiglie di acqua, utensili e via dicendo. La loro non è la prima bio plastica ad essere stata brevettata, ma una differenza c’è. Secondo i fratelli Anderson la PHA è innovativa, rispetto alle altre, per il ciclo di produzione che parte dal compost e torna al compost. Conseguenza ne è un sensibile calo dei costi di produzione ed una grande quantità di rifiuti eliminati.