A tavola niente più pesce!

Avete letto bene, niente più pesce. Perché? Perché il pesce è finito. No non siamo impazziti, stiamo solo citando il titolo del nuovo saggio naturalista di Gabriele Bertacchini “Il pesce è finito – lo sfruttamento dei mari per il consumo alimentare”

 

Il 22 Aprile, in occasione della Giornata Mondiale della Terra, uscirà in libreria il nuovo saggio naturalista di Gabriele Bertacchini “Il pesce è finito – lo sfruttamento dei mari per il consumo alimentare”, edito da Infinito edizioni e patrocinato da Oceanus onlus.

Entro il 2048, spiegano alcuni biologhi marini, potremmo vedere scomparsi alcuni dei pesci che siamo soliti mangiare. Perché sta succedendo?

Tutto è causato da una pesca fatta male, da una mancata consapevolezza dei nostri gesti: circa il 40% dei pesci pescati, non finiscono sul nostro piatto. Per un chilogrammo di gamberetti, cinque chilogrammi saranno composti da “animali indesiderati” che verranno sacrificati a causa dei modelli di consumi che il mercato alimentare impone.

Inoltre il 50% dei prodotti ittici consumati dall’uomo provengono da allevamenti, e questo non fa che incrementare il problema. In poche parole tantissimi pesci vengono sottratti dal mare solo per poi sceglierne alcuni, considerati più pregiati.

Gli allevamenti incrementano l’inquinamento dei mari, distruggendo habitat naturali oltre ad essere una scelta che va contro a qualsiasi etica. Non solo pesci, ma anche uccelli e tartarughe marine o cetacei perdono continuamente la vita a causa di materiale plastico.

“Sono i pensieri che possono plasmare le leggi, i governanti, i consumi, i controllori, i commercianti e i pescatori di domani. Dobbiamo permettere agli ecosistemi di rimettersi in moto in modo naturale” – scrive Gabriele Bertacchini.

Il mare e tutti i pesci sarebbero in grado di riprendersi da soli e ritrovare un loro equilibrio, ma è necessario che l’obbiettivo sia comune e sia lo stesso: quello di una pesca e un consumo più consapevole.

Elisa Guazzini