Si osserva l’Alzheimer in cerca della cura definitiva

 

L’Alzheimer è da sempre una delle malattie più feroci che affligge la nostra anzianità. Associato direttamente alla demenza senile l’Alzheimer si riconosce in diverse forme più o meno acute.

Una nuova ricerca dell’Università dell’Indiana e del MRC Laboratory of Molecular Biology, sembra aver gettato delle basi solide per una nuova prospettiva di cura per quanto riguarda le malattie degeneranti e dunque l’Alzheimer in maniera particolare.

La scoperta mostrerebbe infatti come questa malattia sia caratterizzata da una presenza molto concentrata di una proteina particolare che strutturatasi in placche, col tempo darebbe luogo alla creazione di grovigli a base di proteine tau nel cervello della persona colpita.

Partendo dal presupposto che l’Alzheimer è caratterizzato dalla formazione di filamenti di proteine Tau all’interno delle cellule nervose, gli scienziati hanno cercato di andare a fondo, spingendosi dove nessuno finora era riuscito.

Gli scienziati hanno quindi marcato la struttura di proteine, provando ad estrarre le proteine tau dal cervello di un paziente morto con una forma di Alzheimer acuta. I filamenti sono stati fotografati e inseriti in uno speciale database al fine di marcarne la struttura atomica ed individuarne il nucleo.

 

 

Queste immagini estratte sono state davvero significative a detta degli scienziati che le hanno raccolte e catalogate. Questo tipo di struttura riscontrata nella costruzione della malattia come tutte le formazioni a base di beta-amiloide può formarsi in maniera del tutto eterogenea. Per questo la fotografia della struttura è un passo avanti verso la sconfitta dell’Alzheimer. Capire quali proteine danneggiano il cervello umano come in questo caso potrebbe essere la chiave di volta per il superamento della malattia stessa.

L’osservazione ha mostrato agli scienziati come i filamenti della struttura fossero molto “lisci”, questo anche grazie all’aggiornamento dei software messi a disposizione degli scienziati stessi, in grado ora di studiare a livello atomico la malattia.

Questo sebbene possa sembrare un piccolo passo è sicuramente uno step in più per la concezione e lo sviluppo a livello farmacologico di prodotti in grado di prevenire la formazione delle proteine tau, responsabili appunto dell’acutezza della malattia.

Editor: Michael Singleton

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