Dott. Valerio de Gioia: “La legge non basta, serve una nuova cultura giuridica e sociale per combattere la violenza di genere”

 

Il consigliere della Corte d’Appello di Roma e consulente della Commissione parlamentare sul femminicidio sottolinea l’urgenza di un cambiamento culturale profondo nella magistratura e nella società

 

 

Nel corso della conferenza “Voci e Azioni contro la violenza di genere”, svoltasi nella Sala Tatarella della Camera dei Deputati, è intervenuto il dottor Valerio de Gioia, magistrato e consigliere della Prima Sezione Penale della Corte d’Appello di Roma, nonché consulente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio e su ogni forma di violenza di genere. Il suo intervento ha rappresentato uno dei momenti più intensi e lucidi della giornata, offrendo un’analisi completa delle criticità legislative, culturali e operative che ancora oggi ostacolano una reale tutela delle donne.

“Abbiamo compiuto passi enormi negli ultimi vent’anni, ma la sola evoluzione normativa non basta. Oggi, accanto alle forme di violenza fisica, psicologica ed economica, stiamo assistendo all’emergere di nuove forme di violenza digitale, che colpiscono l’immagine e la dignità delle donne in modo invisibile ma devastante.”

Il magistrato ha ricordato che la Camera dei Deputati si appresta a votare il disegno di legge che introduce il reato autonomo di femminicidio, già approvato dal Senato, inserendo nel codice penale l’articolo 577 bis, che prevede l’ergastolo per chi uccide una donna per motivi legati al rifiuto o all’interruzione di una relazione sentimentale. “Molti si chiedono se pene più severe possano davvero dissuadere chi è pronto a uccidere. I dati dicono di no, perché nel 35% dei casi l’autore del femminicidio si toglie la vita subito dopo. Ma questa norma rimane fondamentale perché garantisce una pena giusta, proporzionata alla gravità dell’atto, e impedisce situazioni assurde in cui chi uccide l’ex compagna, scontata una pena ridotta, può tornare libero in pochi anni.”

De Gioia ha evidenziato come la violenza di genere sia un fenomeno che evolve rapidamente, spinto anche dalle nuove tecnologie: “Siamo passati dai maltrattamenti fisici a quelli psicologici, economici e ora digitali. Il legislatore sta inseguendo la realtà sociale, ma serve un cambio di mentalità, una cultura giuridica nuova, capace di leggere i segnali di pericolo e di intervenire prima che sia troppo tardi.”

Il magistrato ha inoltre spiegato l’importanza della legge Nocella, che ha reso più efficace l’azione preventiva delle forze dell’ordine. “Oggi chiunque può segnalare una situazione di violenza domestica anche senza sporgere denuncia formale. La polizia può intervenire e avviare un procedimento di prevenzione. È una misura che salva vite, perché protegge anche chi ha paura di esporsi.”

Uno dei passaggi più toccanti del suo intervento è stato il riferimento al caso di Pamela, la giovane donna uccisa dal compagno nonostante i segnali di allarme fossero noti a molti. “La prevenzione fallisce quando manca la circolarità informativa. Medici, forze dell’ordine, magistrati devono parlarsi. Se ognuno si limita al proprio atto formale, senza collegare i fatti, il sistema si spezza e la vittima resta sola.” De Gioia ha ricordato come la Polizia di Stato, dal 2021, abbia messo a disposizione delle forze dell’ordine la piattaforma Scudo, uno strumento digitale che consente di condividere segnalazioni e referti per costruire un quadro completo delle situazioni a rischio.

L’intervento ha poi affrontato il tema della formazione obbligatoria dei magistrati, introdotta dalla nuova legge che sarà approvata il 25 novembre. “Un giudice o un pubblico ministero che non ha una formazione specifica sulla violenza di genere rischia di interpretare in modo errato il comportamento della vittima. Spesso una donna, in aula, appare contraddittoria, esitante, impaurita, ma quella difficoltà è parte del trauma. Serve sensibilità per capire che la sua esitazione non è debolezza, ma dolore.”

De Gioia ha ricordato che in passato vi sono state sentenze in cui le vittime sono state umiliate da osservazioni offensive o stereotipate, tanto che nel 2021 l’Italia è stata condannata per vittimizzazione secondaria. “Le donne non devono essere giudicate due volte: una dal loro aggressore, una dal tribunale. Per questo è essenziale che chi esercita la giustizia sia formato, consapevole e libero da pregiudizi.”

Ha chiuso il suo intervento con un messaggio di fiducia e di responsabilità collettiva: “La legge può punire, ma solo la cultura può prevenire. La violenza sulle donne è una piaga che riguarda tutti, e ognuno di noi, nel proprio ruolo, deve sentirsi parte della soluzione.”

Barbara Molinario, presidente di Road to green 2020, ha commentato:

«Le parole del dottor de Gioia ci riportano all’essenza della nostra missione: unire la conoscenza, la prevenzione e la cultura del rispetto. Il suo appello a formare magistrati, operatori e cittadini è lo stesso che portiamo nelle scuole con il progetto Legal Love. Solo diffondendo consapevolezza possiamo davvero cambiare la mentalità che genera violenza. La giustizia da sola non basta, serve educazione, empatia e rete.»